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Do il consenso

Questi lavori sono immagini della memoria di natura affettiva; ispirati da emozioni e sensazioni, frutto di riflessioni e per questo considerati, inizialmente, più introspettivi rispetto ad altri realizzati in precedenza. Ho guardato ciò che mi circondava, il luogo in cui mi trovavo (La stanza) e ciò che vedevo da lì (l’illusione). In seguito ho estrapolato alcuni frames dalle immagini girate con una videocamera amatoriale. L’effetto sgranato dato dai pixel dello schermo, evidente anche in ogni immagine fotografica ricavata in seguito, accentua la sensazione di una realtà che non è filtrata da altri strumenti che la rendono più patinata e, in un certo senso, la sublimano dal punto di vista estetico. La video camera amatoriale dà questo forte senso dell’immagine reale anche se sporca, non sofisticata ma, allo stesso tempo è un’elaborazione frutto di una riflessione, di una composizione solitaria. In questi lavori vi è una contaminazione tra l’immagine video e quella fotografica entrambi accomunati da un punto di vista distaccato e oggettivo - quello della videocamera e quello della macchina fotografica - su una realtà inizialmente soggettiva - la mia visione personale. Non viene, dunque, utilizzato alcun artificio tecnico per migliorare e modificare in qualche modo la risoluzione dell’immagine iniziale; tuttavia, attraverso il video, prima, e la visione fotografica, dopo, si è creato ugualmente una sorta di filtro con l’oggetto della rappresentazione ed è avvenuto come un sensibile distacco dalla visione reale.



La stanza delle cose


Cercavo un oggetto, non ricordo quale. Su quel pavimento sconfitto non c'era, a dispetto della luce diagonale delle persiane, quando ignoravo lo stridore delle rondini azzurre.
Ho guardato bene. Ho anche fatto attenzione alla solitudine delle sue cose. Lascia sempre una gran confusione in giro, ogni volta che se ne va. Come se quella stanza, che è anche sua, non le appartenesse. Devo smetterla di soffermarmi sulle cose di questo declino, mi rubano i pensieri e poi lei è così distratta... Troppo sigarette spente a metà; troppe lampadine lasciate accese, nella penombra.

Dario Accolla, 2000