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Do il consenso

Meine Weltanschauung

L’associazione Erbematte apre il suo quarto anno di attività con un nuovo progetto dal titolo Erbematte Home Edition; il primo ciclo parte con il lavoro Meine Weltanschauung di Samantha Torrisi, artista capace di attraversare sapientemente l’intero spettro cromatico con la delicatezza e l’eleganza di una scala di grigi, donando al pubblico inquadrature filmiche registrate su una pellicola quanto mai polverosa.“Home Edition” è prima di tutto un’idea assolutamente essenziale, generata da un costante dialogo tra artisti, curatori ed amici e che trova compimento in un ciclo di progetti che glorifica con un approccio elastico e sperimentale un luogo intimo per definizione, la casa. Il primo di questi progetti è Cose da femmine, non un’indagine sul mondo femminile, ma una puntualizzazione su un particolare modo di fare e di intendere la vita. Samantha Torrisi è quindi la cavia prescelta, coinvolta in una sorta di performance, disegnata con la curatrice Raffaela Leone che sottolineerà simbolicamente lo spostamento d’attenzione del duo curatoriale Erbematte, da progetti creati per luoghi esterni a progetti creati per un interno, o meglio, home specific. Una delle tele in mostra, sarà infatti precedentemente filmata lungo il percorso che dallo studio di Samantha giunge alla sede dell’esposizione. La strada, intesa come percorso fisico e mentale, è la linea guida dell’estenuante ricerca di Samantha, elemento che non solo formalmente sembra ricordare Una storia vera, pellicola diretta nel 1999 da David Lynch che vede il protagonista coprire una distanza di 386 chilometri a bordo di una motofalciatrice per raggiungere il fratello. Titolo originale della pellicola è The straight story ovvero La storia dritta, in riferimento al percorso compiuto dal protagonista, ma soprattutto alla linearità della vita. Un percorso orizzontale facilmente rintracciabile nelle tele che sembrano spingere lo spettatore a guardare avanti, senza voltarsi, in bilico tra una fuga da qualcuno o qualcosa ed il raggiungimento di un meta, sebbene del tutto astratta. Un’atmosfera spiazzante, inquieta e talvolta ridondante nell’ossessiva ripetizione di un’inquadratura che per struttura e composizione è figlia del cinema, quanto del fumetto o di certi videogiochi. Un circuito narrativo che nel ricondurre lo sguardo sul piano metaforico del viaggio, sembra attingere dalla pittura di paesaggio dell’800 siciliano, soprattutto lì dove, in rari casi, indaga elementi naturalistici virando bruscamente la propria tavolozza così da fornire delle pause falsamente rassicuranti ed infine depistare invertendo i toni nel frame successivo. Tutti i codici della pittura di Samantha sembrano generare un’immagine capace di adattarsi agli interstizi di una memoria minata da un lungo sonno o ad un piccolo shock cerebrale. Un’immagine filtrata da passaggi mnemonici che ne scalfiscono i dettagli, in favore di una memoria collettiva ricostruita tassello dopo tassello, finalmente lontana da ogni desiderio di verità.

GUILLAME VON HOLDEN